Il Messia porterà pace sulla terra. Tutti vivranno più a lungo.  E sotto un solo governo mondiale. Come vuole la globalizzazione. E' questa la  visione ebraica della storia. 
La Chiesa e Cristo, invece, rimandano a una giustizia infallibile. Ma nel mondo che verrà.
Un paio d'anni fa intervistai David Golinkin, giovane simpatico rabbino nato  in Usa, che insegna a Gerusalemme. Gli chiesi come l'ebraismo concepisce  l'aldilà, il destino dell'uomo dopo la morte. 
Rabbi Golinkin si spazientì allegramente: "Siete voi cristiani ad essere  "altromondisti". La nostra non è una fede nell'altro mondo". Ma quando verrà il  Messia, come immaginate la redenzione? "Fra noi, c'è chi dice che quando il  Messia arriverà, tutto sarà come prima, salvo che non ci saranno più  guerre" (pace e sicurezza - ndt).
Dunque un evento politico, pace universale, liberazione degli ebrei dal  dominio degli altri popoli. "Il giudaismo - ha scritto il massimo studioso ebreo  del messianismo, Gershom Scholem - ha sempre riguardato la redenzione come un  evento pubblico che deve prodursi sulla scena della storia e all'interno della  comunità ebraica; un evento visibile [?] esteriore. Al contrario, il  cristianesimo vede la redenzione come qualcosa che accade nello spirituale e  nell'invisibile, un evento che si gioca nell'anima [?] e che chiama a una  trasformazione interiore senza che ciò modifichi necessariamente il corso della  storia [?]. Ciò appare all'Ebreo come una scappatoia". 
Per Israele, non si scappa. L'Alleanza fra Dio e il popolo eletto comporta la  promessa di un regno nell'aldiquà. Perciò Gesù, che diceva: "II mio Regno non è  di questo mondo", NON poteva essere per loro il Messia! Dal loro punto di vista,  rifiutarlo fu persino doveroso. II fatto è che la storia, oggi, sembra dare  ragione ai "fratelli maggiori", e torto a quel Gesù con le sue speranze celesti.  Con l'organizzazione mondialistica in corso, l'Onu, il "superamento degli stati  nazionali", i commerci globali e così via, la pace universale sembra alle porte.  E il popolo d'Israele è tornato nella sua terra, massimo "segno dei tempi",  vistoso indizio dell'imminenza dei tempi messianici, per gli antichi profeti gli  israeliti stanno procedendo alla propria redenzione storica. "L'idea ebraica di  un principio universale che abbraccia tutta l'umanità [nell'aldiquà] ha trovato  la sua incipiente realizzazione nell'era globale in cui il mondo è  effettivamente entrato", ha notato il filosofo Franco Volpi nel suo saggio Il  Nichilismo (Laterza 1966) .è un bel progetto, a cui i cattolici dovrebbero dare  il loro assenso cordiale E molti, moltissimi lo danno. 
Perchè un credente in Gesù non deve compiacersi del fatto che l'umanità  "migliora", che si sta "redimendo", che è meglio istruita, che mangia meglio,  che fa' meno guerre ?
Non la pensava così il grande filosofo della politica Cari Schmitt.  Cattolico, 'peccatore ma cattolico', Schmitt, considerava che solo due  "interpretazioni della stona universale" contassero nel mondo, l'ebraica e la  cattolica, quella che vede la redenzione nell'aldiquà e quella che l'attende  nell'aldilà. Due interpretazioni "in lotta" da secoli. E Schmitt, nella  creazione delle Nazioni Unite, paventò che "l'escatologia cristiana, basata  sulla redenzione dell'uomo nell'aldilà, si stesse rivelando l'interpretazione  perdente della storia universale", ha scritto sempre Franco Volpi: "Vincente  invece sarebbe quella ebraica: l'umanità in cammino progressivo verso "il regno  di pace" futuro, verso la nuova Gerusalemme, lontana nel tempo, ma situata  nell'aldiquà." In questo radioso mondo futuro, Schmitt vedeva la fine "del  cattolicesimo romano come la forza che frena l'Anticristo". 
Strane, tremende parole.
Perchè mai quel buon progetto di progresso secolarizzato, la volontà di  attuare il miglioramento umanitario nell'aldiqua (con la conseguente eclisse del  pensiero escatologico cristiano) dovrebbe portare l'avvento dell'Anticristo?  Pensiamoci. La Chiesa, Cristo, rimandano a una giustizia escatologica e  infallibile nell'aldilà.
Rispetto a questa giustizia assoluta, che spetta a Dio, i poteri politici,  stati, governi e Onu, sono (inevitabilmente) manchevoli. La giustizia promessa  da Cristo è in qualche modo "l'ultima istanza", a cui i deboll e gli oppressi  nell'aldiquà si appellano contro i forti, e gli Stati e i potenti devono (più o  meno) tenerne conto. In un progetto di futuro tutto "nella storia", da cui  l'aldilà come timore e speranza è cancellato, l'uitima istanza diventa invece la  potenza politica, in ultima analisi la forza, l'astuzia, il successo pratico.  Non c'è una giustizia superiore a cui gli ultimi possano appellarsi, ammonendo i  potenti del divino castigo che li attende. Non ci sarebbe un criterio assoluto  per giudicare il potere, e trovarlo mancante o deviante. E il potere potrà  dichiarare buono, santo addirittura, ciò che lui vuole e impone. Come, dice San  Paolo, farà l'Anticristo "Si porrà al di sopra di tutto ciò che è chiamato Dio".  Il suo regno sarà magari "buono" e progressista, ma privo di verità, e perciò di  giustizia.
Ben Gurion, il grande statista israeliano, confidò alla rivista Look nel 1962  la sua immagine del mondo futuro: "Tutti gli eserciti saranno aboliti. In  Gerusalemme le Nazioni Unite edificheranno un tempio per celebrare l'unione  federata di tutti i continenti: sarà la Corte Suprema dell'Umanità per comporre  le controversie tra i popoli federati, come profetizzato da Isaia. Ogni persona  avrà una migliore educazione. Una pillola per prevenire la gravidanza abbasserà  la crescita demografica esplosiva. La media raggiungerà i cento anni". è la  visione ebraica della stona, ed è già qui. "Buona" in apparenza: vita lunga,  governo dell'Onu, tribunale dell'umanità e poi anche la pillola. Già. Quando non  c'è riferimento a una giustizia assoluta, a un giudizio infallibile che verrà da  Dio, nel "buono" può mescolarsi anche qualche offesa all'uomo, qualche  violazione della giustizia divina. Nell'interesse dei poteri costituiti,  diventati l'ultima istanza, contro cui non ci si può appellare. 
"Nessuno vi inganni in nessun modo! Prima infatti dovrà avvenire l'apostasia  e dovrà esser rivelato l'uomo iniquo, il figlio della perdizione, colui che si  contrappone e s'innalza sopra ogni essere che viene detto Dio o è oggetto di  culto, fino a sedere nel tempio di Dio, additando se stesso come Dio" (San  Paolo, II lettera ai Tessalonicesi, 2,3-4). 
Maurizio Blondet
