PREMESSA
Riporto un articolo che rispecchia non solo la realtà di alcuni fatti, la mia conoscenza in fatto di gestione economica di questa presupposta "crisi" e infine la possibilità quasi certa oramai che un grande evento catastrofico globale stia per porre fine a questo Six-Tema (666) corrotto e ingestibile, nonchè a tutti i miliardi di individui che vuoi o non vuoi lo sostengono con la loro [FEDE]. Senza un "mi spiace" per le conseguenze che dovranno affrontare tutti questi coscienti-egoisti che hanno amoreggiato con questo "Mostro Blasfemo", che di fatto distrugge la vita, le risorse e l'anima dell'essere umano, vi propongo di meditare profondamente mentre leggete ciò che forse non condividete con me. Ma tanto alla fine delle cose, tutto passa comprese ideologie e metodologie, prettamente animali, insieme alla vita. Ciò che rimarrà è l'uomo rinato perchè ha deciso di rinunciare al suo ego-io e ai danni che esso produce mentre mentendo dice a se stesso di essere giusto e pure buono. Solo UNO (YHVH) rimarrà per sempre, che ci crediate o meno!
Le tecniche di divinazione, o di preveggenza, sono cambiate nel corso 
dei secoli, ma la tattica e la strategia di base sono rimaste le stesse.
 Nell’atmosfera mistica del medioevo era comune che spuntassero guru e 
prevedessero con precisione stupefacente la Seconda Venuta del Messia e la 
fine del mondo.
Se il guru era abbastanza furbo, avrebbe fissato la data della fine del 
mondo abbastanza vicino nel tempo, in modo da far montare l’eccitazione;
 ma non troppo vicino, altrimenti sarebbe stato colto in fallo. Il più 
famoso di tutti i previsori di sventura, Gioacchino da Fiore, vissuto 
nel tardo XII secolo, predisse con assoluta certezza che quel fatidico 
giorno sarebbe arrivato in circa cinquant’anni. Tale lasso di tempo era 
abbastanza vicino da sviluppare un potente movimento di seguaci, ma 
abbastanza lontano da non dover fronteggiare l’imbarazzo dela suo 
fallimento.
Ma supponiamo che arrivi il giorno fatidico e non succeda nulla. Sono 
state messe in campo varie tecniche per affrontare questo problema. La 
più ovvia, ma al contempo la più pericolosa, è questa: “Oops, ho 
sbagliato i calcoli, ma ora li ho corretti e il giorno preciso della 
fine del mondo è tra undici anni e cinque mesi da adesso.” Semplice, ma 
un po’ disperato. Inoltre il guru corre un rischio ad ammettere i propri
 errori, poiché la sua importantissima un’aura d’assoluta fiducia e 
d’infallibilità inizierebbe a sgretolarsi.
Nella nostra epoca, costellata da tutta una serie di cose 
“scientifiche”, continua ad esistere lo stesso tipo di attività, ma ora 
viene ammantata da orpelli meravigliosi e tecnici. Le predizioni della 
nostra nuova generazione di indovini e uomini con la palla di vetro 
– utilizzatori di computer ad alta velocità e di modelli econometrici – 
sono tanto accurate quanto quelle di Gioacchino da Fiore.
Ma le tattiche di mistificazione sono diventate più elaborate. Come quando gli astrologi mistificano i loro oroscopi: se ad esempio siete dei Pesci, potrebbero 
sentenziare che siete un mistico che ama l’acqua. Se direte: “Ha 
ragione”, sorrideranno trionfanti a questa conferma della loro analisi. 
Ma se direte: “Sbagliato. Io sono uno scettico che odia l’acqua”, allora
 risponderanno: “Ahh, ma perché il vostro Giove sta sorgendo, e state 
combattendo le vostre stelle”, o qualcosa del genere. Il punto chiave è 
che in presenza di un qualsiasi guru degno di questo nome, non esiste modo di dimostrare che abbia torto.
 Se ne uscirà sempre con una qualche teoria che stravolgerà quella 
precedente. E dovrebbe essere chiaro che una previsione che in qualche 
modo non può essere mai smentita, vale molto meno della carta su cui è 
scritta.
Inoltre quando qualcuno spende un sacco di tempo a prevedere cose, in qualsiasi campo, è possibile che di tanto in tanto alcune
 di queste si possano avverare, ma solo per caso però. Quindi, nel mondo
 dell’economica così come in quello della previsione astrologica, gli 
indovini festeggiano eventuali successi in cui possono incappare (“ho 
predetto…!”) mentre seppelliscono tranquillamente i loro errori.
I
 cicli economici hanno avuto inizio solo due secoli fa. Malgrado le 
speranze febbrili di alcuni appassionati che affermano di avere 
tracciato la nascita dei cicli economici fino a Matusalemme, prima della
 fine del XVIII secolo non esisteva tale fenomeno. Naturalmente ci sono 
stati secoli in cui le imprese sono migliorate e l’economia è 
progredita, e ci sono stati altri secoli (secoli bui, il XIV e XV 
secolo) in cui hanno sperimentato un lungo declino secolare. Ma, in 
periodi di tempo più brevi, gli affari sono andati avanti anno dopo anno
 senza tanti intoppi. Gli affari o erano buoni, o cattivi o 
indifferenti, ma per molti decenni sono andati avanti in modo costante.
E’
 vero, di tanto in tanto è successo qualcosa di estremo. Il re, come era
 costume dei monarchi, poteva aver bisogno di un sacco di soldi e quindi
 confiscava tutto l’oro, o l’argento, su cui poteva mettere le mani. Il 
risultato era un drammatico collasso economico e finanziario. O ci 
sarebbe stata una guerra e l’economia si sarebbe espansa; o il commercio
 sarebbe stato distrutto dalla guerra e l’economia sarebbe collassata.
Il
 punto è che non c’era nulla di ciclico in questi eventi; e non c’era 
nulla di esoterico o di difficile comprensione. Ad un qualsiasi 
osservatore era chiaro quale fosse il problema; la causa era esogena,
 cioè, proveniva dall’esterno del sistema economico e si imponeva su di 
esso. Quasi sempre questa forza esogena e disturbante era lo stato e il 
suo intervento nell’economia, in una forma o nell’altra; era la causa 
chiara del boom improvviso, o più probabilmente del crollo improvviso. 
Non c’era bisogno di evocare una qualsiasi “teoria del ciclo economico”;
 la causa era evidente.
Poi, intorno al XVIII secolo, è successo 
qualcosa. Un nuovo fenomeno ha iniziato ad imperversare nel mondo, 
dapprima in Gran Bretagna, il paese economicamente più avanzato, e poi 
diffusosi in altri paesi avanzati non appena sono entrati nel nesso del 
commercio e della finanza. Questo fenomeno era costituito da un 
movimento continuo, regolare e ondulato.
Invece di procedere lungo
 una linea retta, il mondo imprenditoriale avrebbe iniziato a seguire 
uno schema regolare: boom euforico, improvvisa crisi o panico, bust o 
contrazione e ripresa graduale, seguita senza sosta da un altro boom. 
Diversamente dagli anni precedenti, gli osservatori economici non 
avrebbero potuto riconoscere alcuna causa esogena chiara per queste 
ricorrenze ondulatorie. Di conseguenza non hanno potuto far altro che 
concludere che l’attività economica è caratterizzata da un continuo 
ciclo perpetuo, e che la causa, qualunque essa sia, si trova da qualche 
parte nel profondo dell’economia di mercato.
Una delle cose 
peggiori del “ciclo economico” è proprio il suo nome. Per qualche strana
 circostanza è stato etichettato come “ciclo”, termine implicante che il
 movimento ondulatorio dell’economia è strettamente periodico, come i 
cicli mestruali delle donne, in astronomia o in biologia. Ci saremmo risparmiati una quantità 
enorme di errori se gli economisti avessero usato semplicemente il 
termine “fluttuazioni economiche”. Purtroppo l’uomo è fin troppo incline
 a credere che le fluttuazioni economiche siano strettamente periodiche,
 e che quindi possono essere previste con precisione millimetrica. Il 
fatto è che queste onde non sono affatto periodiche; durano pochi anni, 
ma il termine “pochi” può allungarsi o contrarsi da un’onda all’altra.
A questo punto coloro che avevano costruito la loro reputazione come veggenti del ciclo, avevano due opzioni: potevano
 rinunciare all’idea di periodicità, ma così sarebbe stata sminuita la 
loro aura di onniscienza. Pertanto molti di loro hanno preferito 
introdurre il primo grande fattore di correzione: l’idea che i cicli, 
nonostante le apparenze, fossero ancora periodici, salvo che ne esistessero altri al di sotto
 dei dati; e se si fossero manipolati i dati abbastanza a lungo, si 
sarebbero scovati questi cicli simultanei, paralleli e rigorosamente 
periodici. I dati apparentemente non periodici sono solo il risultato casuale delle interazioni dei cicli strettamente periodici.
Questa
 dottrina è mistica per due ragioni fondamentali. In primo luogo, come 
gli “epicicli” degli astronomi tolemaici che si sono opposti alla 
rivoluzione copernicana, non c’è modo di provare l’errata natura 
dei cicli. Se questi ultimi non si adattano ai fatti, si possono sempre 
evocare uno o due “cicli” in più in modo da farli conformare. Si noti 
che la conformazione deve continuare a cambiare in modo da adattarsi ai 
nuovi dati. Più epicicli vengono piegati ai dati.
In secondo 
luogo, come abbiamo notato in precedenza, il mercato è una rete senza 
interruzioni. Tutte le sfaccettature del mercato sono interconnesse 
attraverso il sistema dei prezzi e il sistema profitti/perdite. Boom e 
bust compaiono in tutto il sistema; motivo per cui sono importanti. E’ 
assurdo pensare che una parte dell’economia possa essere attaccata da un
 ciclo di nove anni, un’altra da un ciclo di tre anni e un’altra ancora 
da un ciclo di 25 anni, con ciascuno di questi cicli che sfreccia lungo 
una corsia chiusa ermeticamente, senza che si influenzino e si 
modifichino reciprocamente. In realtà, ci può essere un solo ciclo alla 
volta nell’economia.
Abbiamo già visto che può esistere un solo 
ciclo economico alla volta – quello reale, quello che viene mostrato in 
tutti i dati – e che questo ciclo non è periodico. Uno dei “cicli” 
mistici che ha sempre riscosso un sacco di attenzioni di volta in volta,
 è il “ciclo” più inconsistente di tutti: il lungo ciclo di Kondratieff.
Il
 ciclo di Kondratieff dovrebbe essere un ciclo periodico di circa 54 
anni, presumibilmente alla base dei cicli genuini per i quali abbiamo 
dati reali. Anche se, come vedremo, questo ciclo è strettamente un parto
 della fantasia dei suoi aderenti, sembra esserci davvero una sorta di ciclo nei periodi in cui il “ciclo di Kondratieff “cattura l’interesse degli analisti finanziari ed economici.
Il “ciclo di Kondratieff” è apparso per la prima volta a metà degli 
anni ’20, la creatura dell’economista sovietico Nikolai D. Kondratieff. 
Anche se all’epoca è stato tradotto in tedesco, non ha destato 
particolare scalpore fino alla metà degli anni ’30, quando la traduzione
 tedesca, in forma abbreviata, è stata tradotta in inglese. La “lunga 
onda” ha avuto un breve successo alla fine degli anni ’30, solo per 
scomparire fino agli anni ’70, e da allora ha avuto un successo ancora 
più grande.
In realtà, le attenzioni sul ciclo di Kondratieff 
erano solamente figlie del clima economico dell’epoca. L’economia 
mainstream non aveva alcuna spiegazione per la Grande Depressione degli 
anni ’30, pertanto il ciclo di Kondratieff si offrì di “darne una”.
Dopo
 la seconda guerra mondiale il keynesismo occupò tutta la scena 
economica e affermò di poter gestire l’economia ed eliminare 
l’inflazione e le recessioni. La simultaneità 
inflazione/recessione del 1973-1975 inaugurò un’era di stagflazione, la 
quale avrebbe posto fine al dominio keynesiano. Di conseguenza gli 
economisti e gli analisti finanziari vennero indotti a cercare qualche 
altra spiegazione a questo fenomeno indesiderato. Ed ecco che venne 
riesumato il vecchio ciclo dimenticato di Kondratieff.
Kondratieff
 postulava “un’onda lunga” che era iniziata alla fine del 1780 – è tutto
 molto torbido, in quanto non ci sono dati statistici per quel periodo –
 e sarebbe continuata periodicamente ogni 54 anni circa. In breve, le 
lunghe “depressioni” di Kondratieff erano in realtà boom dove i prezzi 
scendevano, e abbiamo visto che il calo dei prezzi è perfettamente 
compatibile con la crescita economica e la prosperità. E i lunghi “boom”
 di Kondratieff erano davvero brevi boom, ma alimentati da guerre 
devastanti.
Quindi se “il ciclo di Kondratieff” è un mito e una chimera, perché esistono i cicli economici?
In
 breve, l’intervento dello stato paralizza l’economia di mercato e la 
recessione, o la depressione, è l’aggiustamento doloroso (ma necessario per molti)
 con cui il mercato si riafferma e liquida le distorsioni commesse 
durante il boom inflazionistico. Dopo ogni depressione, lo stato genera 
inflazione ancora una volta, perché la sua tendenza naturale è quella 
d’inflazionare. 
PERCHE'?
Perché a chiunque viene concesso un 
monopolio di stampare moneta (ad esempio, la FED, la Banca 
d’Inghilterra), lo utilizzerà – per finanziare i deficit pubblici, o per
 sovvenzionare gruppi economici privilegiati. Il potere è qualcosa che 
verrà utilizzato, e il potere di creare denaro dal nulla non fa 
eccezione alla regola.
La causa del ciclo boom/bust non è una 
Forza periodica mistica a cui l’uomo deve piegare la sua volontà; la 
colpa, caro Bruto, non è nelle nostre stelle, ma in noi stessi, che 
siamo sotto di esse.
Saluti.
[*] traduzione di Francesco Simoncelli
Credits to Freedonia di Johnny Cloaca


